Avevano un arsenale in auto, restano in carcere i due No Tav arrestati il 30 agosto. Anche il GIP conferma quanto da sempre denunciato dal SIAP.
No Tav, “salto di qualità criminale”
Restano in carcere i due militanti autonomi arrestati a bordo di
un'auto-arsenale, mentre stavano raggiungendo il presidio al cantiere di
Chiomonte. Per il gip che ne ha convalidato l'arresto non vi sono dubbi
sulla natura delle loro intenzioni violente.
Restano in carcere Davide Forgione, 21 anni, e Paolo Rossi di 26, bloccati la sera del 30 agosto in Valsusa a
bordo di un’auto-arsenale, piena di molotov, razzi, maschere antigas,
chiodi a quattro punte, tute nere e altro materiale che, secondo gli
investigatori, era destinato ai militanti No Tav che
stavano protestando intorno al cantiere. Dopo l’udienza di convalida,
che si è svolta ieri, il gip ha confermato l’arresto come richiesto dai
pm Antonio Rinaudo e Andrea Padalino della Procura di Torino.
I due sono accusati di detenzione di materiale esplodente. E sulla
dinamica, «non appare in dubbio la finalità di attentare alla pubblica
incolumità con il notevole materiale infiammabile da loro detenuto senza
altra ragione plausibile». Inoltre, «l’auto fu caricata poco prima che
si mettesse in moto, “scortata” da altre automobili (in tutto quattro)
che procedevano davanti e dietro in guisa di una colonna di veicoli».
Questo dettaglio, prosegue l’ordinanza, «elimina ogni dubbio in ordine
al fatto che Forgione e Rossi fossero ben consapevoli di quello che
stavano trasportando, proprio perché il tutto veniva caricato pochi
minuti prima».
Le condotte dei due, legati all’area antagonista e autonoma che fa riferimento al centro sociale Askatasuna,
con altre pendenze giudiziarie, «dimostrano un notevole salto di
qualità criminale» compiuto «senza mostrare mai alcun segno di
resipiscenza». Entrambi gli indagati «sono inseriti organicamente nei
gruppi organizzati che contrastano, anche in maniera violenta, la
costruzione della linea ferroviaria ad alta velocità. La loro
partecipazione a pregresse attività illecite connotate dal contrasto
violento all’opera in Val di Susa non è quindi occasionale, ma è frutto
di una scelta politica ben definita e radicata, circostanza che dà
concretezza al pericolo di reiterazioni di ulteriori condotte illecite».
Lo scrive il gip di Torino nell’ordinanza con cui convalida l’arresto
per i due militanti spiegando che i due devono restare in carcere perché
la loro partecipazione ad azioni di contrasto anche violento alla
realizzazione della Tav «non è occasionale, ma è frutto di una scelta
politica ben definita e radicata, circostanza che dà concretezza al
pericolo di reiterazione del reato». Secondo il giudice una misura più
leggera «verrebbe facilmente elusa da soggetti che intendono continuare a
perseguire, anche con la violenza estrema, i loro programmi politici».