Riguardo all’operazione dei carabinieri in Valle Susa la scorsa notte,
il procuratore di Torino Gian Carlo Caselli si è espresso affermando
che il sequestro del materiale sull’auto-arsenale "ha impedito
l'ennesimo assalto violento al cantiere Tav di Chiomonte”. Caselli ha
anche lodato l’"ottimo lavoro" dei militari guidati da capitano Stefano
Mazzanti, della compagnia di Susa, e del colonnello Roberto Massi,
comandante provinciale.
Secondo Caselli, però, ci
sono dei settori della politica, della cultura, dell’amministrazione e
dell’informazione “che non riescono forse a vedere come stanno davvero
le cose e sono portati a considerare con comprensione gesti che invece
sono di pura violenza". Secondo il procuratore, si tratta della pretesa
che “la legge non debba applicarsi agli amici o a chi e' affine sul
piano politico o culturale. E' un modo di pensare che con la
Costituzione ha poco a che fare".
Caselli, però si è anche espresso duramente verso il "silenzio che diventa connivenza"
di alcuni episodi. L’esempio da lui riportato è quello dei blocchi
autostradali delle seconde settimane: "C'erano - ha affermato - vedette e
sorveglianza nei punti di accesso. Abbiamo avuto camionisti costretti a
soste forzate e a esibire documenti e bolle di accompagnamento. Tutto
questo vuol dire 'controllo del territorio e delle persone'. Ma queste
sono funzioni riservate ai poteri pubblici”. Secondo Caselli, sono
azioni che non hanno niente a che fare con la Costituzione.
"Eppure - ha aggiunto - sui social network sono
apparse cronache ineffabili”; a proposito dell’episodio del camion
olandese fermato, al quale è anche stata forata una gomma, Caselli ha
spiegato: “Il camionista è stato descritto come 'alterato'. Ed è la
stessa tecnica che si usa per denigrare le vittime di stupro: gli
stupratori si fanno passare per mammolette e la colpa ricade sulle
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