martedì 12 agosto 2014

MARE NOSTRUM E TUTELA SANITARIA DEI POLIZIOTTI. Continua il pressing del SIAP su questo importante tema e non ci fermeremo.

ARRIVANO CENTO PROFUGHI MA E' FUGA CONTINUA. IL SINDACATO DI POLIZIA : "SPARISCONO PRIMA DEI CONTROLLI MEDICI"
*articolo di Massimo NUMA 12/8/2014
Anche Torino, in particolare la provincia, continua a sostenere in modo rilevante l’ormai prolungata Emergenza Mediterraneo, cioè il continuo flusso di emigrati dalle aree più colpite da guerre globali e conflitti locali.  
Da gennaio a oggi sono stati accolti 773 profughi, provenienti da Africa e Medio Oriente. Gli ultimi 97 arriveranno oggi e la prefettura ha già messo a punto le procedure burocratiche per inviarli alle comunità che operano su tutto il territorio. Si cerca di evitare quanto accaduto il 6 agosto scorso, quando i rifugiati provenienti dalle strutture assistenziali di Salerno, inviati a Torino, una volta sbarcati dai bus, sono fuggiti senza lasciare traccia e senza essere sottoposti a visita medica. Si tratta di giovani eritrei ed etiopi, emigrati in Italia a bordo dei barconi, soccorsi dai nostri marinai nel corso dell’operazione «Mare Nostrum». Non sono i soli: oltre 360 persone, in teoria destinate ad essere accolte nel Torinese in qualità di rifugiati, si sono date nel frattempo alla fuga, probabilmente in altri Paesi Ue. Ma costoro almeno, tutti o quasi, avevano sostenuto lo screening medico di base da parte dei medici della Croce Rossa, per accertare se fossero affetti o no da malattie virali o trasmissibili. 
La scelta del governo 
Il governo ha scelto di distribuire le migliaia di rifugiati su tutto il territorio nazionali, scegliendo la politica di evitare grandi concentramenti o campi-profughi non solo di difficile gestione ma anche con il pericolo di creare ghetti alienanti e non in grado di assicurare una vita dignitosa a chi fugge da guerre, fame e malattie. Così sono stati organizzati gruppi costituiti da decine di persone, cercando di salvaguardare il più possibile le unità familiari, genitori e figli, affidati a comunità laiche o religiose o alle strutture gestite direttamente dalla Croce Rossa. A volte, anche solo una decina di profughi, per non creare problemi anche finanziari ai Comuni più piccoli che si sono dichiarati disponibili a sostenere il peso di questa drammatica situazione umanitaria. Mentre il costo giornaliero per i profughi adulti lo paga lo Stato, con 40 euro, i minori sono a carico delle amministrazioni. 
I timori per i soccorritori 
A Torino e provincia operano l’Isola di Ariel, Gt, Connecting People e altre realtà nei Comuni, soprattutto del Canavese: Poirino, Rivarolo, Castellamonte, Moncalieri, Torino, Settimo Torinese. Se il piano di smistamento dei disperati che sbarcano a migliaia sulle coste italiane è gestito dal Viminale e in seconda battuta dalle prefetture, alle forze dell’ordine è stato affidato il compito di controllare le varie fasi dell’accoglienza. 
Gli agenti entrano così in contatto con i profughi e, secondo il segretario provinciale del Siap Pietro Di Lorenzo, con rischi di contagio per il personale «non adeguatamente istruito e protetto». Spiega: «Ho inviato una lettera al questore per definire la situazione degli operatori, a rischio di contrarre gravi malattie, alcune, tra l’altro, nella prima fase asintomatiche ma con esiti potenzialmente gravissimi. In particolare la tubercolosi, la scabbia, tutte infezioni che possono contagiare attraverso i contatti di routine con i profughi. Senza neanche parlare del virus Ebola che ha colpito il centro-Africa. Al momento dei soccorsi, gli emigrati vengono subito sottoposti a un esame medico e solo successivamente a uno screening più approfondito. Se queste persone, una volta sul territorio italiano, riescono ad allontanarsi e a fuggire, non sapremo mai se erano malate o no e soprattutto di quale tipo di virus. Chiediamo che tutto il personale entrato in contatto con i profughi venga sottoposto ad accertamenti preventivi e l’istituzione di un protocollo di sicurezza per gli agenti che, per ragioni di indagini o in seguito a controlli di routine, siano entrati in contatto con gli stranieri provenienti da aree a rischio epidemie. Siamo in attesa di una risposta».