Telecamere sulla divisa
Così la polizia registrerà gli scontri
Sperimentazione a Roma e Milano negli stadi e ai cortei. «Preveniamo anche gli abusi degli agenti». Previste 150 apparecchiature ad alta definizione affidate ai capisquadra
Telecamere
montate sulla divisa dei poliziotti che svolgono servizio di ordine
pubblico. Congegni appuntati sul petto per filmare quanto accade durante
le manifestazioni, ma anche fuori e dentro gli stadi. Il Viminale dà il
via libera alla sperimentazione a Roma e Milano. Dopo le polemiche per
quanto accaduto nel corso dei cortei e soprattutto allo stadio Olimpico
in occasione della finale di Coppa Italia fra Napoli e Fiorentina, si
decide di accelerare la procedura che consente l’utilizzo dei
dispositivi per la registrazione. E non è escluso che il primo
appuntamento possa essere quello di sabato prossimo nella capitale,
quando sfileranno i movimenti che chiedono la tutela dei «beni comuni» e
protestano contro le privatizzazioni. Il test durerà sei mesi. Se -
come è accaduto negli Stati Uniti e in Gran Bretagna, dove è diminuito
il numero degli scontri di piazza e degli episodi di violenza- darà
risultati positivi, diventerà operativo per tutti.
Videocamera per 150 funzionari
La
scelta del capo della polizia Alessandro Pansa prevede l’uso di 150
apparecchiature ad alta definizione. Per fissare i criteri di impiego,
nelle prossime ore sarà diramata una circolare alle questure e alle
prefetture. Ma le regole sono già state decise. Saranno i capisquadra
dei reparti mobili a tenere la telecamera. Ognuno di loro «governa» un
gruppo di dieci agenti e questo vuol dire che le riprese riguarderanno
almeno 1.500 uomini. Naturalmente il raggio d’azione sarà molto più
ampio e in caso di situazioni critiche è previsto che il funzionario più
vicino si posizioni in modo da documentare quanto sta accadendo con
l’obbligo di riprendere che cosa fanno tutte le parti coinvolte e quindi
anche con la possibilità che siano più telecamere a filmare la scena.
Al momento si è scelto di cominciare dalle due città dove maggiore è il numero dei cortei, ma è possibile che già prima della fine della sperimentazione si allunghi l’elenco. Anche perché l’idea è quella di partire con l’attività di ordine pubblico, ma poi coinvolgere altri reparti, primo fra tutti quello delle volanti in modo che gli agenti di ronda possano filmare gli interventi effettuati. Gli apparecchi hanno una tecnologia digitale e «riversano» il materiale in un server protetto che però dovrà essere messo a disposizione della magistratura in caso di incidenti o per l’accertamento di altri possibili reati sia da parte dei manifestanti sia dei poliziotti.
Al momento si è scelto di cominciare dalle due città dove maggiore è il numero dei cortei, ma è possibile che già prima della fine della sperimentazione si allunghi l’elenco. Anche perché l’idea è quella di partire con l’attività di ordine pubblico, ma poi coinvolgere altri reparti, primo fra tutti quello delle volanti in modo che gli agenti di ronda possano filmare gli interventi effettuati. Gli apparecchi hanno una tecnologia digitale e «riversano» il materiale in un server protetto che però dovrà essere messo a disposizione della magistratura in caso di incidenti o per l’accertamento di altri possibili reati sia da parte dei manifestanti sia dei poliziotti.