EDITORIALE di Giuseppe TIANI
Ciao Capo, da giovane agente non avrei mai immaginato che un giorno
potessi dire a me stesso il Capo della Polizia è un mio amico, oggi a
distanza di anni considero questo aspetto un privilegio e un grande
onore, sia per il poliziotto che per il sindacalista. In tanti anni di
servizio in polizia e di attività sindacale ho avuto la fortuna
di lavorare con due straordinari Capi della Polizia, il mitico Gianni
De Gennaro e poi Antonio Manganelli, due uomini legati profondamente
dall’amore per la Polizia e da una amicizia che credo di poter definire
indissolubile.
Credo a buona ragione di poter interpretare il senso
di smarrimento e dolore che gli uomini e le donne della polizia hanno
provato per la perdita del nostro Capo, una grande tristezza, così vera
da superare i confini istituzionali. Ricordo ancora con gioia alcune
belle sere d’estate in Puglia dove il signor Manganelli amava passare
qualche giorno con la sua bella famiglia a cui va tutto il nostro
affetto. E’ incolmabile il vuoto che il Capo ha lasciato, tanto ancora
avrebbe potuto darci se non se ne fosse andato cosi presto. Ci ha
lasciato una lezione di stile e di democrazia perché lui credeva
profondamente nel rinnovamento della Polizia di Stato, credeva nel
cambiamento e avrebbe continuato a lavorare per questo, con lungimiranza
avrebbe guidato e traghettato la Polizia di Stato in questo momento di
crisi senza eguali, per portarci fuori dalle secche dell’inamovibilità a
volte così negativa, non ci avrebbe mai lasciato soli.
Ci vuole
cultura e grande intelligenza per chiedere scusa a nome della Polizia di
Stato, ci vuole il senso delle cose e giusta percezione della realtà,
ma soprattutto il senso dello Stato, per capire che in nome della
democrazia occorre fare un passo indietro e rispettare il co-mune
sentire, specie quando confligge con le nostre scelte. Ha dato una
grande lezione mo-rale a tutti il Capo, anche a coloro che a torto e in
maniera grossolana lo definirono l’uomo delle scuse, interpretando il
gesto come atto di debolezza. Chiedendo scusa per tutti e si è esposto,
questo fa la differenza tra chi semplicemente dirige e un grande Capo,
il capo di una Polizia democratica, rispettosa delle libertà di tutti,
quel gesto così forte e carico di significato, sono certo che non sarà
dimenticato negli anni a venire, e sarà ricordato nei libri di storia
del nostro Paese.
Con coraggio, dignità e compostezza ha affrontato
la malattia, continuando a lavorare sino all’ultimo giorno, per servire
la Polizia, lo Stato, la nostra confusa democrazia. Carissimo Capo ogni
volta che venivo a trovarti per cercare di risolvere qualche problema
anche quando non eri nel pieno delle tue forze non Ti sei mai sottratto,
non Ti sei mai risparmiato, sempre disponibile con tutti noi. Sei
stato uno straordinario Capo della Polizia, Prefetto Antonio Manganelli,
poliziotto tra i poliziotti che garantiscono ogni giorno la sicurezza
del paese. Tutti conoscono la tua brillante carriera partita dalla
strada e sempre al fianco dei poliziotti di strada, eri l’uomo dalle
indagini perfette così ti definì il giudice Giovanni Falcone, un vero
“mobiliere”. Giovanissimo e brillante commissario a Firenze, approdato
alla Criminalpol, diretta da un altro grande poliziotto e Capo della
Polizia Gianni De Gennaro, che si circondò dei migliori poliziotti e
investigatori dell’epoca. Ti abbiamo visto accompagnare Buscetta, sei
stato un mito per tutti i poliziotti hai segnato la storia giudiziaria e
investigativa insieme a Falcone, Borsellino e Gianni de Gennaro con cui
le strade non si sono separate mai più, circa quindici anni al vertice
della polizia, e prima ancora Questore nelle difficili realtà di Palermo
e Napoli, un periodo lunghissimo. Non ti sei mai sottratto
dall’affrontare realtà difficili, e poi le tue coraggiose riflessioni
pubbliche: “ Tutti i problemi irrisolti del paese diventano problemi
della polizia” e ancora “… il problema non sono i ri-fiuti per le strade
a Napoli ma le cariche della polizia... Si pone l’enfasi sul
funzionario di polizia che ha ordinato la carica e non sul problema che
sta dietro a tutto questo” affermazioni forti, accompagnate sempre dalla
Tua pungente ironia, inusuali per un Capo della Po-lizia. Grazie Capo,
per quello che hai fatto per tutti noi, grazie per l’eredità morale che
ci ha lasciato, Ti saluto commosso così come Tu avevi l’abitudine di
salutarmi dopo i nostri incontri, Ciao Amico Mio!